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lunedì 15 marzo 2010

UN GRANDE SUCCESSO A BERGAMO LA MOSTRA "IN.. DIVISA!"

MASCARETTI PRESENTA PREMIO “MILANO LAVORA” IN MEMORIA DI MARCO BIAGI

Milano, 18 marzo 2010 - Domani, Venerdì 19 marzo, alle ore 14.00, in Sala Stampa a Palazzo Marino, l’assessore alle Aree cittadine e Consigli di zona Andrea Mascaretti presenterà la prima edizione del Premio “Milano Lavora” in memoria di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002.
Interverrà il Maestro Arnaldo Pomodoro, autore della scultura che verrà data in premio.

SERVIZIO PUBBLICO, NON E’ SINONIMO DI “CESSO” PUBBLICO
a cura di Gabriella Vitali

C’era, nella cultura classica e nella vita quotidiana degli abitanti della Polis e della Civitas, che ne avevano realmente assimilato i contenuti, indipendentemente dal livello d’istruzione, c’era, negli antichi Greci e nei Romani, un immenso rispetto per il concetto di “pubblico”, di “cosa pubblica” (da cui anche la repubblica), che andava ben al di là dell’osservanza formale delle regole (già peraltro un risultato se ci fosse oggi) e del significato lessicale del termine, ma assomigliava molto più ad una sorta di sacro vincolo, di passo civile, morale e sociale, fra i cittadini e le istituzioni pubblico appunto, fra la gente e le cose pubbliche.Nessuno ne sarebbe mai venuto meno, nessuno avrebbe osato sottrarsi, se non al costo d’essere isolato come un delinquente.
Ciò ch’era pubblico era il patrimonio, la ricchezza, l’orgoglio di tutta la “gens” e profanare ciò che era pubblico voleva dire compiere un atto scellerato. Degno appunto dei barbari e dei malfattori.
Il cittadino andava fiero di partecipare a eventi pubblici, o d’essere un granello nell’impasto della costruzione pubblica.
Duemila anni dopo, o poco più, dobbiamo purtroppo assistere con raccapriccio al più volgare svilimento del termine in questione e “pubblico” ha del tutto perso ogni sacralità e ogni decoro: pubblico è soltanto, quel che è di tutti, perché non di nessun in particolare… Ciò che può essere manomesso e saccheggiato a capriccio, tanto…. È appunto pubblico e non ha tutela da parte di nessuno….Si pensi ad esempio al – moderno – concetto di servizio pubblico, che tutti ben dovremmo comprendere nella sua vera e nobile accezione, ma che nessuno invece prende e vive come tale, a cominciare da chi, sedendo nella sala del bottoni, dovrebbe dare il buon esempio e invece è il primo a profanare. Sì, perché – se vogliamo appunto analizzare il sostantivo e l’aggettivo presi a modello – sia l’uno (il sostantivo), sia l’altro (l’aggettivo) sono stati colpevolmente travisati e profanati: servizio . ahimè – è stato tradotto con lo scurrile “Cesso” e pubblico con il disonorevole “roba di nessuno e aperta a tutti, cani e porci…”.
Ci spiace doverlo affermare, ma fingere di non vedere che così stanno le cose, sarebbe ipocrita e noi non stiamo al gioco.
Vogliamo prendere l’esempio della RAI? Ebbene, con denaro pubblico, l’ente che dovrebbe elargire un pubblico servizio – che dovrebbe cioè porre a disposizione della gente occasioni di cultura, d’informazione, di conoscenza, che dovrebbe educare e far crescere il cittadino, propina invece esempi stomachevoli di becera arroganza, d’ignoranza abissale, di vomitevole mancanza d’ogni senso morale e civile.
Esageriamo? Beh, come altrimenti definireste la “patetica comparsata” di lady vallanzasca, all’indomani dell’ennesimo riacuirsi della notorietà tanto cercata dal bandito narcisista e cinico? O la sfacciataggine de l’idot sauvent, dalla faccia intercambiabile con il suo affaticato fondoschiena, che inneggia alla pedofilia, trovando spazio per parlarne grufolando nel recinto dell’isola porcile?
Ma davvero non voglio sprecare un attimo di più del mio e del vostro tempo, per commentare queste cose.



(Gabriella Vitali )

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